l Palazzo Civico riscuote da anni grande interesse sia tra i torinesi sia tra i numerosi turisti italiani e stranieri che visitano la nostra Città. Costruita su progetto di Francesco Lanfranchi (dal 1659) e decorata a gara con il contemporaneo allestimento di Palazzo ducale, la nuova sede comunale s’ingrandisce e si rinnova nei due secoli successivi
Sita nella parte centrale della vecchia città romana, la Piazza Palazzo di Città si costituisce già dal primo medioevo quale centro attivo e area di mercato della vita torinese.
In linea con il programma ducale di rinnovamento urbanistico della città, sul finire del 1658 i sindaci di Torino approvarono la ricostruzione della sede comunale esistente nell’isolato di San Massimo sin dal Quattrocento. Il progetto prevedeva una radicale revisione del precedente palazzo essenzialmente mirata a nobilitarne la forma e l’aspetto, secondo un nuovo assetto in asse con la “strada nova” (via Palazzo di Città), tracciata nel 1619 su progetto di Ascanio Vitozzi (1539-1615), per collegare piazza Castello a piazza delle Erbe.
Nell’edificio di Lanfranchi il sistema di distribuzione degli spazi è del tutto simile a quello del palazzo nobile seicentesco: dietro l’aulica facciata si snoda il percorso caratterizzato dall’androne (che si apre alla corte interna) e dallo scalone che porta al loggiato ed al salone principale, riplasmato nell’ottocento da Lorenzo Lombardi e Ferdinando Bonsignore.
Sulla facciata, con un corpo centrale porticato ed un unico tratto distintivo, vi è una grande balconata sorretta da un sistema di colonne, che testimonia l’apertura del Palazzo alla città.
Nel 1756 l’architetto regio Benedetto Alfieri interviene sull’edificio con l’aggiunta ai due lati di una campata di portico.
Gli ultimi interventi sono della seconda metà dell’ottocento, ad opera di Giuseppe Talucchi con la sopraelevazione del palazzo nella parte centrale.
L’edificio di 6 piani, ospitante gli uffici municipali del comune di Torino (384) e alcuni negozi (2), fu bombardato 2 volte, nel 1942 e nel 1943. Entrambi i bombardamenti furono compiuti dalla RAF, con bombe dirompenti di calibro grosso e grossissimo. I danni causati furono notevoli: fu distrutta la parte del fabbricato verso le vie Bellezia e Garibaldi e buona parte del tetto verso via Garibaldi; furono sinistrati tutti i locali con rotture di porte, finestre, vetri e tramezzi.